Le emissioni Scope 3 comprendono tutte le emissioni indirette della catena del valore aziendale, dalla produzione alla distribuzione fino all’uso finale dei prodotti. Dal 2023, la direttiva CSRD (link all’articolo “Valutare gli ESG secondo la normativa CSRD”) obbliga le aziende europee a monitorarle e includerle nella rendicontazione ESG. Se in passato si consideravano solo le emissioni dirette (Scope 1) e quelle da energia acquistata (Scope 2), oggi lo Scope 3 è essenziale per calcolare l’impatto ambientale complessivo.
Ma quali sono, nel dettaglio, le voci da prendere in considerazione?
GHG Protocol all’origine dello Scope 3
Il GHG Protocol, messo a punto nel 1998 dall'associazione no profit World Resource Institute insieme al World Business Council for Sustainable Development, è stato sviluppato per standardizzare la misurazione delle emissioni di gas serra e aiutare le aziende a utilizzare questi standard nella rendicontazione dei principali gas serra (GHG - Greenhouse Gas).
Le emissioni si suddividono in tre categorie:
- Scope 1: emissioni dirette generate dall’azienda, di proprietà o sotto il controllo dell’impresa. Ad esempio, le emissioni legate all’uso di combustibili fossili all’interno di un impianto, dalla combustione prodotta dai mezzi di trasporto posseduti o affittati, e quelle risultanti dalle perdite di gas refrigerante.
- Scope 2: emissioni indirette, generate dall’energia acquistata e utilizzata dall’azienda.
- Scope 3: comprende tutte le altre emissioni indirette lungo la catena del valore dell’azienda, che non sono, però, sotto il diretto controllo dell’impresa, sono suddivise in 15 categorie secondo la normativa ISO 14064.
Quali gas serra vengono misurati?
Il GHG Protocol considera sei gas responsabili del cambiamento climatico:
- Diossido di carbonio (CO2), il gas serra più comune che deriva principalmente dalla combustione di combustibili fossili, deforestazione e cambiamento d’uso del suolo.
- Metano (CH4), un gas serra che proviene principalmente da attività agricole, processi industriali, rifiuti e decomposizione organica.
- Protossido di azoto (N2O), prodotto principalmente dalle attività agricole, da fertilizzanti e rifiuti.
- Idrofluorocarburi (HFC), gas sintetici utilizzati in vari dispositivi elettronici e impianti di raffreddamento.
- Perfluorocarburi (PFC), gas sintetici utilizzati in applicazioni industriali specifiche.
- Esafluoruro di zolfo (SF6), utilizzato principalmente nell’industria elettrica.
Scope 3: cos'è e come si suddivide
Le emissioni Scope 3 includono tutte le emissioni indirette della catena del valore aziendale, suddivise in due categorie principali:
- Emissioni a monte (Upstream): legate alla fase produttiva, come fornitori, logistica, viaggi di lavoro e acquisto di materiali.
- Emissioni a valle (Downstream): derivanti dall’uso e dallo smaltimento dei prodotti venduti, inclusi trasporti e investimenti.
Lo Scope 3 è la più ampia categoria di rendicontazione del GHG Protocol, che ha individuato ben 15 categorie che si possono suddividere in quattro gruppi, secondo la normativa ISO 14064, uno standard internazionale che definisce principi e requisiti per la quantificazione, il monitoraggio e la rendicontazione delle emissioni di gas a effetto serra.
Le 15 categorie di emissioni Scope 3
Ecco le principali fonti di emissione suddivise nelle 4 categorie di rendicontazione del GHG Protocol:
Emissioni indirette di GHG da trasporto (upstream)
- Trasporti e distribuzione a monte, emissioni legate alla logistica dei fornitori e dei materiali acquistati.
- Viaggi di lavoro, emissioni dovute agli spostamenti dei dipendenti per motivi di lavoro (aereo, treno, auto, ecc.).
- Pendolarismo dei dipendenti, emissioni derivanti dai trasporti usati dai dipendenti per recarsi al lavoro.
- Trasporti e distribuzione a valle, emissioni legate alla logistica e alla distribuzione dei prodotti venduti.Emissioni indirette di gas serra derivanti dai prodotti utilizzati dall’organizzazione (downstram)
- Beni e servizi acquistati, missioni derivanti dalla produzione di materiali, componenti e servizi acquistati dall’azienda.
- Beni capitali, emissioni legate alla produzione di beni durevoli come edifici, macchinari e veicoli.
- Scarti di produzione e rifiuti, emissioni derivanti dallo smaltimento e dal trattamento dei rifiuti aziendali.
- Beni in leasing, emissioni derivanti dall'uso di beni affittati dall'azienda a terzi.
Emissioni indirette di gas serra derivanti dai prodotti utilizzati dall’organizzazione (downstram)
- Beni e servizi acquistati, missioni derivanti dalla produzione di materiali, componenti e servizi acquistati dall’azienda.
- Beni capitali, emissioni legate alla produzione di beni durevoli come edifici, macchinari e veicoli.
- Scarti di produzione e rifiuti, emissioni derivanti dallo smaltimento e dal trattamento dei rifiuti aziendali.
- Beni in leasing, emissioni derivanti dall'uso di beni affittati dall'azienda a terzi
Emissioni indirette di GHG da prodotti realizzati dall’impresa (downstream)
- Beni in leasing, emissioni associate a beni che l’azienda affitta a terzi.
- Elaborazione dei prodotti venduti, emissioni generate da ulterioriori lavorazioni effettuate al prodotto da parte dei clienti prima dell'uso finale.
- Uso dei prodotti venduti, emissioni derivanti dall’uso dei prodotti da parte del cliente finale.
- Trattamento di fine vita dei prodotti venduti, emissioni derivanti dal riciclo o dallo smaltimento dei prodotti.
- Investimenti, emissioni generate dalle aziende su cui l’impresa ha investito.
- Attività in franchising, emissioni legate a franchising operanti con il marchio dell’azienda ma di proprietà di terzi.
Emissioni indirette di GHG da altre fonti (downstream)
- Attività legate all'energia non incluse in Scope 1 o 2, ad esempio, le perdite di trasmissione e distribuzione dell’elettricità acquistata.
Perché è fondamentale calcolare lo Scope 3?
Le emissioni Scope 3 rappresentano una parte significativa della carbon footprint aziendale, poiché includono tutte le emissioni indirette lungo la catena del valore. Sebbene in passato le aziende abbiano posto maggiore attenzione sulle emissioni dirette (Scope 1) e su quelle derivanti dall’energia acquistata (Scope 2), i dati dimostrano che lo Scope 3 ha il maggiore impatto complessivo sulle emissioni aziendali.
Dati chiave che evidenziano l’importanza dello Scope 3:
Questi dati dimostrano come la misurazione delle emissioni Scope 3 sia essenziale per un’azienda che voglia ridurre il proprio impatto ambientale e migliorare la rendicontazione ESG. Tuttavia, il calcolo dello Scope 3 è complesso, poiché coinvolge numerosi attori esterni lungo la supply chain e richiede l’uso di standard riconosciuti come il GHG Protocol e la normativa ISO 14064.
Monitora e riduci le emissioni Scope 3 in modo semplice ed efficace!
Il nostro software ESG ti aiuta ad automatizzare la rendicontazione, ottimizzare la supply chain sostenibile e rispettare la direttiva CSRD.
Prenota una demo!